Recensione biografia”Beatrix Potter, a Life in nature”

Recensione “Beatrix Potter, a life in nature” di Linda Lear (edito Penguin).
La premessa a questa recensione è che di questo libro purtroppo mi pare non esista ancora la traduzione in Italiano. Spero tuttavia che ci sia qualcuno, tra voi lettori, che legga testi in inglese, e che voglia pertanto dedicarsi a questa bellissima biografia.
Credetemi, ne vale la pena.
L’ammissione personale, ancora più doverosa, è che prima di Agosto 2018, io sapevo solo vagamente chi fosse Beatrix Potter, illustratrice invece nota a molti bambini di ieri e di oggi e anche a tanti adulti di tutto il mondo.
È ad agosto 2018, durante le mie vacanze nel distretto dei laghi, il lake district, parco nazionale al centro del Regno Unito (che da solo meriterebbe una recensione a parte per la sua bellezza) che inizio a conoscere questa donna, nata a fine età vittoriana, morta durante la II guerra mondiale, che non fu “solo” una delle illustratrici donne più famose di tutti i tempi.
Intuisco dalla visita a Hill Top e alla vicina Sawrey, che Mrs Heelis, come si faceva chiamare dopo il matrimonio, non era affatto la svagata donna ricca che parlava con gli animali e i propri disegni, come in modo a mio parere molto offensivo è stata dipinta dal film (produzione americana, che altro dire?) “Miss Potter”.
Si, certamente soffrì la repressione della madre per tutta la vita, una madre che per lei, figlia zitella di buon famiglia, sognava altro che disegni per bambini e ribellione, ma buone maniere, compostezza, e un buon matrimonio.
Soffrì anche la dolorosa perdita del primo fidanzato nonché editore, lutto che lasciò sempre in lei il segno e il ricordo, nonostante la brevità del fidanzamento e un nuovo matrimonio in età adulta.
Ma no, non era una svagata ragazza ricca che parlava con gli animali, né una immaginava che i propri disegni prendessero vita.
Certamente sapeva parlare con i bambini, e benchè non ne avesse di propri, moltissimo fece per nipoti propri e figli altrui, quando in essi (maschi o femmine che fossero) vedeva quel “qualcosa”, la scintilla che dava speranze che un aiuto economico per lo studio, un incoraggiamento alle personali aspirazioni, potesse fare la differenza per la vita adulta di quei bambini.
“Apprezzava” si legge a metà biografia “i bambini intelligenti, ma, da donna vittoriana, non poteva soffrire quelli maleducati e ignoranti”.
La sua biografia, che racconta di una lunga e interessante vita, lascia il segno nel lettore, sia che abbiate visitato i luoghi descritti, sia che non ci siate mai stati.
Sia che abbiate letto le sue storie per bambini, sia che non ne abbiate mai letto una riga.
Se però ci siete stati, “nei” suoi libri o nei suoi luoghi (Hilltop, Windermere e dintorni) piangerete spess nel ricordarli nel corso della lettura e scoprirete in voi stessi almeno un barlume dell’amore per la natura in generale, e per quella natura in particolare, per quei luoghi così fragili e così preziosi come lo sono quelli parte del Lake DIstrict.
Se amate disegnare o avete una passione creativa e vi siete sentiti dire che “non è un lavoro serio”, e che è meglio “pensare a studiare”, sentirete la sua determinazione e la sua passione e ne troverete un incoraggiamento ad andare avanti.
Sentirete anche la fatica, il duro, durissimo lavoro e dedizione con cui, da autodidatta (ma con ottimi, occasionali maestri, studiosi, pittori, letterati che la giovane Beatrix poteva incontrare nella cerchia di amici e familiari) La piccola, poi adulta, Beatrix si è dedicata sempre, per anni, a studiare.
Studiare cosa? Ciò che più le piaceva: la natura.
Non solo i paesaggi delle sue vacanze familiari in Scozia, Galles o nelle tenute dei nonni, o sul lago Windermere, ma anche la natura conservata al National History Museum, quella degli insetti, conchiglie, funghi, che lei stessa raccoglieva e classificava, per anni, per studiarle, dissezionarle, disegnarle con precisione maniacale.
La natura che le era concessa dalla rigida educazione vittoriana, per cui non era disdicevole per una donna di buona famiglia appassionarsi di geologia o biologia ma purchè non ci si mettesse in testa di farne un mestiere!
La natura che poteva stare nella sua camera-studio nella casa famigliare, fino all’età adulta, sotto forma di ricci, conigli e altri animali solitamente selvaggi, addomesticati e tenuti in casa con cura affinchè ne potesse osservare e illustrare e disegnare le abitudini e l’aspetto, la muscolatura, le espressioni.
Una scuola d’arte in proprio.
Una pazienza e costanza che spiegano il motivo del suo enorme successo come illustratrice, ma non del tutto.
L’amore per la natura “esteriore” era infatti affiancato con la fantasia, quella di immaginare strani esseri animali ma con abitudini, vizi e virtù molto umane, che sono appunto gli animali protagonisti dei suoi numerosi libri, in cui parlava con linguaggio accattivante e comprensibile ai bambini dell’epoca, e a quelli di oggi dopo oltre un secolo dalla pubblicazione. Come lei stessa scrisse in età inoltrata, quando le frequenti bronchiti non le permettevano di passeggiare all’aperto per lunghe settimane, “ringrazio Dio di avere un seeing eye, ovvero che mentre sto a letto io posso camminare passo dopo passo sui colli e sugli altopiani color ruggine e vedere ogni singola pietra o fiore o albero lì dove le mie vecchie game non potranno mai più condurmi”.
Una donna non svagata, ci tengo a precisare. Non era affatto la Potter recitata dalla Zellweger nel film sopra citato (non è certo colpa dell’attrice, ma dello scarsissimo lavoro bibliografico fatto da chi il film lo ha ideato). Una donna molto concreta, che da sola e senza nessun supporto né morale né economico iniziale, da sola trova la sua strada.
La strada è fatta di compromessi: i soldi di famiglia sempre gestiti dal padre, una dama di compagnia che la accompagna presso gli editori, presso la Warne che per lei diviene famiglia, amica, nemica, gioie e dolori alterni nei decenni.
Il mettere da parte i primi guadagni ma non essere a conoscenza del loro importo esatto, perché la casa editrice non sempre era puntuale con i pagamenti.
Il compromesso di assistere fino all’anziana età i genitori prima, e la sola capricciosa madre poi, e di continuare a trascorrere con essi le vacanze estive anche quando i suoi libri la vedono adulta anagraficamente e ricca, molto ricca.
Anche quando l’eredità di una zia le permette finalmente di prendere alcune decisioni importanti, mai niente viene fatto in modo avventato.
Lasciare Londra, trovare il suo posto nel mondo, in un paese piccolo e sconosciuto come Hilltop e Sawrey, e da qui molti moltissimi acri di terra intorno ai laghi del distretto.
Eppure, per molti mesi, anni, prima di trasferirvisi definitivamente, fa, diremmo oggi, “la pendolare” tra una Hilltop da ristrutturare prima e da casa dedicata e studio dopo, e Londra, o Windermere o ovunque la capricciosa e astiosa madre volesse trascorrere quel momento dell’anno. Sempre divisa tra il dovere filiale di prendersi cura dei sempre più anziani genitori e il trovare finalmente la sua strada. Un conflitto molto moderno per figli e soprattutto figlie di ieri e di oggi.
Persino quando, a oltre 40 anni, incontra e conosce l’uomo che diventerà il marito, Mr Heelis, avvocato di campagna che per lei diventa socio, compagno di vita e progetti, deve tenere presenti le negative aspettative dei genitori di lei (come già con il giovane fidanzato Bertram Warne), non essendo il marito di una classe sociale “adeguata”. Persino allora si fa scrupoli a sposarsi e vivere in modo autonomo, perché, si chiede, forse il suo dovere sarebbe rimanere zitella per sempre e vivere con i genitori?
Beatrix Potter, grande osservatrice della natura ma anche delle persone che incontrava, valutava e coltivava molto i propri contatti con amici e conoscenti, di varia estrazione sociale e provenienza geografica.
Valutava però altrettanto, da donna determinata, la propria opinione, i propri obiettivi e come portarli avanti. Una volta ponderato e scelto “il giusto” obiettivo da portare avanti, nulla sembrò mai distrarla. Scoraggiarla si, a volte si, come a tutti noi succede nei momenti difficili. Come quando comprende che la sua missione è dedicare soldi, tempo e impegno a salvare e proteggere, lei sola, quanta più terra possibile della regione dei Laghi, tra la Cumbria e la Scozia, che a fine 800 stava diventando preda della speculazione edilizia e degli interessi dei londinesi che ne volevano fare meta di turismo e costruzioni pretenziose. Come quando ”lavora” a favore della giovanissima istituzione del National Trust, pur non avendo voce in capitolo ufficiale né un ruolo direttivo in esso.
Quando investe accuratamente ogni penny guadagnato con i suoi libri in risparmi di buon senso, ma soprattutto in terre e fattorie, non con lo scopo di accumularle, ma con il genuino scopo di proteggerle e di farle rendere economicamente, affinchè si autofinanziassero.
Mrs Heelis, come amava farsi chiamare per rimanere nell’anonimato dopo il trasferimento a Sawrey, amava sinceramente the Lakes, le pecore Herdwick, i cottage e i colli, i laghi in cui il marito amava pescare, i paesaggi e le passeggiate nel verde. Diventa quindi allevatrice appassionata, competente e pluripremiata, introduce un sistema di assistenza medica locale reclutando infermiere qualificate, in un’epoca in cui il servizio sanitario nazionale non esisteva, ospita le giovani guide scout che ogni estate passavano per le sue terre, scrive petizioni e si ritaglia un ruolo di proprietaria terriera rispettata in un mondo composto solo da uomini, selezionando fattori e pastori che possano aiutarla nel suo lavoro, anzi nella sua missione.
A metà della sua vita, disegnare non sarà più il solo scopo della sua vita. Continuerà sempre a farlo, tra alti e bassi, ma gli impegni pratici della vita quotidiana prendono il sopravvento, impegni che lei ha scelto di portare avanti (era ricca, non era certo costretta dal bisogno economico a indossare cappelli di lana e gonne pesanti e uscire di casa in pieno inverno per verificare che tutte le greggi fossero al sicuro e sane).
Questo non la rende meno Mrs Potter, la rende semmai un po’ più Mrs Heelis.
In gioventù conosce il reverendo Ranwnsley, il fondatore del National Trust (che nasce proprio a fine 1800 da un ideale folle e molto moderno di proteggere la natura dalla speculazione edilizia, proprio nel Lake District che allora non era affatto un parco nazionale). Questo incontro e il rapporto di amicizia che continuò fino alla morte del reverendo, fa capire a Beatrix che la sua missione è contribuire a salvare quell’ambiente naturale che ha “salvato” lei dall’inedia di una vita agiata di donna vittoriana di Londra, ispirandola a disegnare, creare e permettendole di diventare fino in fondo se stessa.
I fatti da narrare sono moltissimi, e per questo invito a leggere la biografia, ben fatta, appassionante, curata, per la quale posso solo fare i complimenti all’autrice Linda Lear.
L’autrice ha saputo rendere una biografia, certamente interessante di suo data la vita della protagonista, appassionante come un romanzo, e portatrice di valori e speranza per il futuro.
E’ una vita questa a cavallo tra le tradizioni vittoriane e la modernità, la vita di una donna, che come quella di molte altre donne del suo tempo, stava cambiando. Le guerre mondiali le avevano costrette ad assumere ruoli e decisioni prima a loro preclusi.
E’ una vita, io dico, vissuta da femminista nei fatti, anche se, secondo me, se le avessero detto che era una femminista, Mrs Potter si sarebbe offesa.
Lei era solo lei, e niente altro.
A mrs Potter – Heelis personalmente io dico grazie.
La ringrazio da disegnatrice dilettante, perché mi ha fatto capire che lo studio e il duro lavoro e l’impegno ci vogliono in ogni cosa, nell’allevamento di pecore, nel coltivare un giardino e nel disegnare e catalogare funghi. E non sono mai tempo sprecato.
E la ringrazio perché è grazie a lei che io ho potuto godere, come migliaia di turisti ogni anno, di bellezza, paesaggi e ispirazione, a Keswick, a Hill Top, a Grasmere, a Coniston.
Paesaggi che mi commuovono ogni volta che ci penso, che mi sono entrati nel cuore e che senza Mrs Potter non sarebbero più disponibili per noi, barbari cittadini del 2018.