Una Parola al Giorno: ovvero l’importanza di conoscere le parole che usiamo

credit: Ph.Misery Cloud dalla pagina Instagram Pr0ject Soul

Qualche tempo fa, Antonella, autrice della pagina Facebook “terra di confine”, delle cui poesie avevo parlato sul blog nei mesi scorsi sull’articolo dedicato, mi ha contattato su messanger.

Il messaggio iniziava con: “cara omonima, ieri sera mi è venuta un’idea”…

La proposta era semplice e al tempo stesso, mi sono resa conto dopo, particolarmente impegnativa e pertanto una sfida interessante: pubblicare insieme una serie di articoli sul blog, con cadenza da decidere insieme, che avessero come argomento, ogni volta, una parola diversa.

Una parola da scegliere insieme, o a turno, o in modo casuale, secondo il modo in cui avremmo preferito.

Lei avrebbe usato la parola creando una delle sue bellissime poesie.

Io avrei scritto le mie idee e pensieri sulla stessa parola.

Tutto questo senza concordare esattamente da che punto di vista analizzare la parola, in modo da essere libere di scriverci e pensarci su in base alle nostre personali esperienze e sensibilità.

“Una poesia”, continuava la mia omonima, “spesso nasce da una parola soltanto. Essa è come un lampo, una visione a partire dalla quale inizia la scrittura. Spesso una parola che ascolto o che risuona dentro di me dopo aver vissuto una certa esperienza, mi dà lo spunto per scrivere una poesia”.

Abbiamo iniziato una piccola conversazione su questa sua proposta, proposta a cui ho aderito subito, anche se con il non tanto celato timore di deluderla, di non essere all’altezza di scrivere qualcosa di interessante o leggibile.

Abbiamo scoperto, come spesso è successo nel corso delle nostre passate conversazioni virtuali, di avere una piccola grande ambizione di fondo in comune, ambizione che ha spinto lei a pensare a questo progetto, e me ad aderire.

Le parole oggi non hanno più valore. Sono usate con così tanta leggerezza, buttate sui titoli dei giornali, sui post di facebook, sui meme per accompagnare foto spesso di dubbio gusto, usate per preparare proclami brevi dai politici di turno, da perdere il loro stesso senso.

Parole che spesso hanno una storia e una tradizione che si perde nei secoli. Parole che hanno un’origine così complessa, che se fossero esseri umani avrebbero alberi genealogici che farebbero impallidire re e principi. Eppure, le usiamo a sproposito, ogni giorno di più.

Come anche Edoardo Boncinelli ha scritto su La Lettura dell’8 aprile 2018  “Spesso non conosciamo il significato delle parole che usiamo, né lo conoscono coloro che ci ascoltano”.

Lui sostiene, in una tesi a mio parere condivisibile, che l’abbassamento del livello culturale generale, e quindi anche del livello delle conversazioni pubbliche e private, non dipende da un abbassamento del livello scolastico, ma da un “Appannamento di significato delle parole, e quindi di conseguenza, delle frasi che usiamo”.

Boncinelli sostiene che le parole sono un patrimonio inestimabile per un popolo e per la società, e che hanno senso e un ruolo se ne è chiaro il significato e ciò a cui si riferiscono. Diversamente, se vengono usate in modo vago, ambiguo, non solo non spiegano e non arricchiscono, ma rischiano di creare enormi incomprensioni sociali.

Bastano poche parole usate in modo non corretto, poco chiaro, e tutto un concetto e una conversazione prende una piega surreale.

Il problema è che non ce ne rendiamo conto. Siamo talmente abituati a venire bombardati da parole, scritte, urlate in tv e per strada, scritte sui cartelloni pubblicitari e sui social, a mezze frasi che sembrano slogan privi di significato, frasi fatte copiate da siti che copiano da libri attribuiti ad autori sbagliati, che non riusciamo più a vedere che dietro tutte queste parole c’è il nulla.

Come Antonella mi scriveva “Una parola è una matrioska, che contiene altri significati e altre parole”; alcuni significati dipendono dalla storia della parola stessa, da come si è formata nel tempo, altri dipendono dal sistema cognitivo di ognuno di noi, ovvero dalle nostre esperienze, valori e cultura. Il problema è che il linguaggio ha un valore sociale importante, quello di permettere alla società e alle persone che lo usano di capirsi. Se usiamo le stesse parole dandovi una valenza troppo diversa da quella “ufficiale”, non siamo dei rivoluzionari del pensiero alla maniera di Marinetti, ma solo degli individui smarriti in un mondo che non ci capisce e che non comprendiamo.

Il senso di questa rubrica quindi non è tanto di pubblicare ogni giorno una parola con il suo significato da vocabolario, anche se probabilmente non mancherà questo aspetto.

L’obiettivo è di condividere le nostre riflessioni sulla singola parola del giorno (o, più probabilmente della settimana o del mese, perché oltre a essere sognatrici, poetesse, lettrici, siamo lavoratrici a tempo pieno dotate di fantasia e affascinante incostanza).

Cosa speriamo di ottenere quindi con questa rubrica sul blog?

La nostra “modestissima” ambizione è quella di dare un contributo positivo a chi legge, avviando un dialogo virtuale (sono sempre benvenuti i commenti infatti e le riflessioni di chi ci leggerà) di intenti e di emozioni, di esperienze e di sentimenti.

Lungi da noi l’obiettivo di fare le maestrine dando nozioni ogni giorno (per quello, esiste ancora il caro vecchio Zanichelli), “una parola al giorno” indica la nostra aspirazione a continuare a migliorare noi stesse giorno per giorno.

Per farlo, cerchiamo nel nostro piccolo di non perdere mai il filo e la connessione con il nostro io, le nostre emozioni e quello che sentiamo.

In questo modo speriamo di incoraggiare il lettore a fare lo stesso, ognuno con il proprio intuito, le proprie inclinazioni e la propria curiosità intellettuale, a individuare ogni giorno una parola che lo ha colpito particolarmente, e riflettere sul suo significato e sul motivo per cui ne è stato così tanto attratto.

Crediamo che il dialogo abbia un valore importantissimo per l’individuo e per le persone con cui ognuno di noi ha a che fare ogni giorno, e perché il dialogo possa essere di valore, dobbiamo capirci. Una parola al giorno.

Buona lettura!

 

 

 

 

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