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seminare la pace, ogni giorno.

E’ molto difficile, quasi impossibile, dire qualcosa che non sia già stato detto e ridetto, e che possa veramente aggiungere valore su quello che è successo nel mondo in questi ultimi 15 giorni. E negli ultimi mesi.

Sicuramente dimentico molti eventi, ma posso ricordare l’attentato a Dacca, quello a Nizza, le sempre più numerose sparatorie negli Usa, il golpe in Turchia e i morti, l’incidente in Puglia, i campi profughi e le lunghe camminate di gente sfortunata tra i confini greci, turchi e siriani. la Brexit, i prossimi referendum razzisti in Ungheria e le elezioni in  Austria. E tanto altro. Ormai, forse per non essere ulteriormente colpita emotivamente e non commuovermi oltre, non arrabbiarmi o spaventarmi ormai guardo le news per dovere di cronaca, non spengo perchè la cronaca del dolore, inconsapevolmente, crea dipendenza, ma è come se fossi anestetizzata.

Continuo a fare quello che faccio sempre, uscire, lavorare, parlare con amici italiani e non, eppure, anche se non in modo così evidente, ci sono abitudini che fino al 2014 non avevo che adesso sono presenti. Sentire le news sull’ennesimo attentato, e poi fare mente locale, in modo automatico e involontario, su chi conosco in quella zona e nel caso, anche se è un cliente o un lontano conoscente, chiamarlo o mandare un messaggio per capire se è tutto ok. e se non hai risposte, provi dopo con una mail o un altra modalità.

Sapere che un tuo caro andrà ad un concerto, o prende la metro ogni mattina e pensare non ad un generico “attento agli ubriaconi” ma speriamo non succeda nulla. Sperare di rivedere tutti i tuoi cari il giorno dopo o alla prossima occasione, purchè stiano bene.

Essere ad un concerto e ad un certo punto, nel bel mezzo della folla e della musica pensare mentre guardi la sicurezza che si aggira “ma sai quanto sarebbe facile se un pazzo con un fucile si affacciasse da quella balconata..?”.

Questo pensiero, due settimane fa, mi è balenato in mente per la prima assoluta volta, dopo tanti attentati di cui abbiamo avuto notizia, dopo che ho persino volato e viaggiato dopo l’11 settembre o l’attentato a Londra, ed è stato doloroso. Doloroso non per la paura, quella è passata in un minuto, ma per il senso di realtà che portava con sè. Mai come in questo momento storico abbiamo la percezione che siamo qui, ma potremmo non esserci domani. O potrebbero non esserci i nostri cari.

costruire-la-pace-ogni-giorno
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Il lato positivo della medaglia forse è che adesso ricordo meglio quello che mi disse anni fa una vecchietta conosciuta per caso, ormai rimasta vedova da oltre 20 anni. “se hai un fidanzato o marito o persona cara, non litigate mai per cose banali, e se succede, abbi cura di non andare mai a dormire prima di aver fatto pace con lui. non sai per quanto tempo sarà accanto a te. ”

Forse questo è seminare la pace, ogni giorno, nel nostro piccolo. Non litigare per cose futili, se non possiamo/vogliamo dare l’ennesima monetina all’ennesimo mendicante o profugo per strada, almeno rispondere al saluto o sorridere, non incitare l’odio nemmeno a parole o su internet, non tentare di aver ragione a tutti i costi. alla fine, forse questo è l’unico contributo positivo che possiamo adesso dare. Sperando di essere all’altezza di fare la scelta giusta in questo momento storico delicato per il mondo.

 

 

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