le scelte future dei figli e l’overparenting. se ne parla al politecnico di milano
Chiunque abbia a che fare a vario titolo con adolescenti (o post-adolescenti, visto che i bambini sono tali anche dopo i 20 anni e rimangono “cuore di mamma”) in ambito lavorativo e non solo, ha notato una sempre più diffusa ansia da controllo e da prestazione che i genitori riversano sui propri figli.

Forse complice la crisi economica, i costi delle università in Italia o all’estero, forse semplicemente una società sempre più individualista in cui al genitore non è consentito sbagliare e avere un figlio non di successo, perchè l’insuccesso della prole si riversa in qualche modo sul genitore.
Qualunque sia il motivo, tutti possiamo citare almeno un esempio di genitore “over-parent” ovvero un genitore che è anche ultra-genitore, che conosce a memoria il programma di studio del figlio, scrive ai professori universitari al posto dei figli, o, se la lingua non lo consente, chiede ad altri di farlo per lui, che cerca in ogni modo di rendere esami, interrogazioni, ammissioni e test fattibili per il figlio, in modo che il ‘piccolo’ di casa non debba avere delusioni e subire frustrazioni. Ne ha parlato persino il rettore del Politecnico di Milano all’open day. e non è la prima volta.
Questo comporta, ed è abbastanza intuitivo, a lungo termine un effetto dannoso non solo per lo studente ma anche per la società: una generazione di mammoni eterni, che non hanno mai affrontato nessuna frustrazione, nè emotiva nè scolastica nè umana, e che non si sentono in nessun modo in grado di poterla affrontare. Che messaggio dà un genitore che previene ogni difficoltà dei figli, risolvendo prima tutto per il figlio, prima che esso chieda aiuto? dà inevitabilmente al figlio (di qualunque età, anche a 30 anni) il seguente messaggio “non puoi farcela, per questo lo faccio io per te”.
E il ragazzo che è stato aiutato, supportato, facilitato ma mai incoraggiato a sbagliare, che futuro avrà? I nostri genitori erano protettivi, noi che siamo nati negli anni 80, ma protettivi in modo molto diverso. Erano protettivi verso le cattive compagnie, verso distrazioni dallo studio e orari serali inoltrati, verso droghe, alcool e fumo, ma mai verso i docenti, la scuola, e i datori di lavoro. Il messaggio era “la vita è difficile, affrontala, se poi non ce la fai torna e lo facciamo insieme”. Perchè, nonostante i tentativi di over-parenting (molto interessante – da leggere presto- il libro How to Raise an Adult uscito di recente negli Usa che parla degli Helicopter parents ), nella vita le frustrazioni sono tante, e nessuno te le potrà evitare. Nemmeno il più supereroe dei genitori. E allora è meglio aprire la porta, lasciarli andare i figli, qualunque età abbiano, dando loro le chiavi di casa (e del cuore) nel caso e per quando sentiranno il bisogno di tornare.
va da sè.. quale migliore modo di andare e scoprire il mondo che l’anno scolastico all’estero? ma questa è un’altra storia.