#Expo si è ormai concluso. Quali ricordi lascia ai suoi visitatori? Lo abbiamo chiesto ai nostri studenti sulla base delle loro esperienze di studio e vita all’estero.
L’esposizione universale @expo2015 si è concluso da quasi una settimana ormai.
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cosa fare nel Dopo Expo? |
Dopo una cerimonia ufficiale di chiusura, e il passaggio delle “consegne” da Expo Milano a Expo 2020 Dubai, il sito di Rho è impegnato nei lavori post-chiusura, per lo smontaggio degli enormi padiglioni dei vari Paesi, le polemiche non si placano, e noi ci chiediamo che eredità questo evento abbia lasciato ai suoi visitatori.
Mentre il Corriere della Sera pubblica i progetti vincitori per le proposte del Dopo Expo, noi abbiamo quindi contattato alcuni nostri studenti, già all’estero per corsi di lingua, vacanze studio o scuola e università all’estero (e quindi con esperienze di vita e vissuto in ambiti internazionali e grandi eventi), per chiedere loro se hanno visitato #Expo2015Milano, per sapere cosa ne pensano, a posteriori.
Abbiamo posto alcune domande quindi ai nostri giovani visitatori, ed ecco le risposte e le loro riflessioni.
Alla domanda “Pensi che di Expo si sia parlato troppo e che l’evento sia stato sopravvalutato rispetto al suo reale impatto come evento?“, Salvatore ci scrive che «a mio parere, la comunicazione su Expo non è stata troppo, ma piuttosto a sproposito. Si è parlato troppo di numeri di visitatori, o la fila al padiglione del Giappone, e non dei contenuti e dello scopo originario di Expo».
Il famoso Padiglione del #Giappone, infatti, era uno dei più noti, anche tra chi non è ha visitato Expo, per la notissima fila di visitatori in attesa. Le file, si sa, non sono molto amate dagli Italiani, e in effetti file molto lunghe hanno impedito di visitare tutta Expo in uno o due giorni consecutivi, sollevando polemiche da parte di visitatori e addirittura la minaccia da parte di associazioni di consumatori su class action per il rimborso del biglietto non “usufruito” in parte.

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Immagini del famoso Albero Della Vita in diverse ore del giorno |
Sempre Salvatore ci dice appunto che «le file sono una delle cose che non mi sono piaciute, non tanto per l’attesa in sé, quanto per la cattiva (o nessuna) organizzazione dei flussi di visitatori. Non era presente un verso di percorrenza, non c’erano regole, e quindi la sensazione era di essere travolti dal mare di persone, specialmente al primo impatto. Al mio secondo giorno di visita, invece, è andata meglio, forse perché avevo capito come “funzionava” (o non funzionava) l’evento nell’insieme. Non ho fatto nessuna delle famose file, tranne allo stand della Coca Cola, ma è anche vero che non ho provato a visitare il Padiglione Italia o Giappone».
Alla domanda “cosa ti è piaciuto di #expo?” gli studenti nominano in generale « I padiglioni in generale, l’attenzione e la cura nel costruirli e creare un ambiente che desse un’idea del Paese rappresentato, e i chioschi esterni ai padiglioni in cui era possibile assaggiare specialità di ogni Paese», e ovviamente il famoso «Albero della Vita, il cui spettacolo serale era mozzafiato». Non a caso Milano ha promesso che lo rimetterà in funzione a Marzo 2016 dato l’impatto sui visitatori.
“Expo ti ha fatto venire voglia di visitare qualcuno dei Paesi presenti all’esposizione? “
Eliana dice «Avevo già delle idee su possibili viaggi futuri. Nello specifico, ho già trascorso un anno scolastico in Inghilterra, e vorrei provare a fare domanda per l’università americana il prossimo anno. Il padiglione degli Stati Uniti, che ha dato molto spazio alla tematica del cibo e della scarsità di risorse, mi ha fatto riflettere sull’opportunità di scegliere di studiare in un Paese che ha un sistema integrato di ricerca universitaria e rapporto con il mondo del lavoro, più ricco di occasioni lavorative in tal senso rispetto a quello Italiano».
Questa riflessione richiama anche alle dichiarazioni del Ministro della Salute Lorenzin, che sottolinea come Expo e il tema”Nutrire il pianeta, energia per la vita” sia stato solo la parte visibile di un lavoro di formazione portato avanti dal Ministero sullo stesso tema, per formare e divulgare l’importanza della sana alimentazione, della vita sana e della medicina sostenibile che risponda alle nuove sfide di una popolazione mondiale in lento invecchiamento, e l’importanza appunto di sostenere la ricerca scientifica.
Speriamo quindi in un futuro in cui non troppi giovani siano costretti a studiare all’estero in campo scientifico, e possano rimanere a fare ricerca in Italia.
Sono stati organizzati anche incontri con gli studenti delle scuole italiane per insegnare i principi di uno stile di vita ed alimentare sano, e studenti di tutta Italia, su incoraggiamento del Ministero della Pubblica istruzione, hanno visitato Expo con i propri insegnanti.
Nino invece sostiene che «alcuni Stand erano, al di là del forte impatto visivo, poco espressivi, e potevano invece essere più adatti ad una fiera del turismo. E’ mancato in alcuni casi, lo spirito di far conoscere realmente il proprio Paese, di far conoscere le culture e le problematiche correlate al cibo e all’accesso alle risorse del pianeta».
L’altra domanda che abbiamo posto ai nostri giovani intervistati è stata: “A tuo parere, il tema di Expo “Feeding the Planet” era trattato a dovere? Pensi che l’intenzione di far riflettere sull’accesso differenziato alle risorse nelle varie parti del mondo, all’attenzione all’alimentazione e alle disparità presenti sul nostro pianeta fosse evidente ai visitatori?“
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Immagini dal Padiglione del Qatar |
Davide ci dice: « All’interno dei padiglioni che affacciavano sulla via principale il tema era trattato benissimo, facendo riflettere su cosa bisognerebbe fare per aiutare il pianeta, e le persone che ci vivono. Al contrario, nei padiglioni più piccoli e un po’ più esterni, il tema era sì trattato, ma non con la stessa forza forse. La sensazione era che i vari Paesi presenti tentassero più di Expo-rre se stessi, a prescindere dal senso della manifestazione e dal suo tema. In tal senso, il Padiglione degli Stati Uniti è stato quello più concreto e pertinente, in quanto all’interno erano proposte riflessioni e idee su come affrontare queste tematiche e possibili soluzioni. Tuttavia, la presenza di così tanti padiglioni diversi e i chioschetti di cibo all’esterno distraevano dalla riflessione.. lo ammetto ».
Eugenio a tal proposito invece commenta che «Il modo in cui è stata trattato il tema dell’evento, in particolare da parte di alcuni Paesi espositori, è stato deludente: alcuni cluster erano usati come semplici uffici per l’informazione turistica di quel determinato Paese, se non, peggio, semplici mercatini in cui erano esposti per la vendita prodotti dell’artigianato locale».
La domanda “Cosa non ti è piaciuto?” oltre ai commenti sopra, dà spazio a qualche critica negativa, come quella di Nino che dice «La fiera è stata a mio parere grande e costosa, ma ha mancato l’obiettivo. All’interno, i padiglioni erano si molto suggestivi, ma in molti casi sembrava di trovarsi ad un costoso mercato rionale, in grande stile, dove acquistare cibo e gadget a caro prezzo. Molto lunghe le file, che hanno impedito di godersi appieno l’evento. Sarebbe stato meglio scaglionare gli ingressi. Forse ne avrebbero risentito gli incassi ma non l’esperienza dei visitatori».
Ci sono arrivati anche commenti positivi:
«Nei mesi precedenti all’apertura di Expo, si sono sentite notizie di moltissimi scandali, corruzione e lavori arretrati, che mettevano in dubbio il buon avvio della manifestazione. Invece l’evento è riuscito ed ha dato luce a Milano come città, e all’Italia e al made in Italy in generale, come modello di eccellenza in vari campi e settori. Questo ha dato la possibilità all’Italia di essere al centro delle news anche per aspetti positivi, e non i soliti motivi politici o negativi ormai noti in tutto il mondo».
E voi, cosa ne pensate dell’evento? Ci siete stati? Che eredità vi ha lasciato ExpoMilano 2015?