Kokocinski a Roma – mostra a Palazzo Cipolla – fino al 1 Novembre 2015
Qualche giorno fa ho visitato la suggestiva mostra “La vita e la maschera, da Pulcinella al clown” dell’artista apolide A. Kokocinski, in corso da metà settembre fino al 1 novembre 2015.
![]() |
Mostra Kokocinski – Roma |
La mostra si tiene in centro, a via del corso, presso il Palazzo Cipolla e Fondazione Roma museo, ed è, cosa eccezionale, a ingresso gratuito.
L’ingresso gratuito aveva inizialmente fatto su di me un effetto sbagliato: ho pensato “è gratis, sarà una mostra piccola, o poco interessante”.. ammetto infatti che non conoscevo questo artista creativo e così espressivo.
Solo dopo la lettura di un articolo su La Lettura de Il Corriere della Sera ho trovato uno spunto per andare a vedere la mostra, che è stata per me una scoperta folgorante.
Nato a Porto Recanati, da madre russa e padre polacco esuli per ragioni politiche e per gli accadimenti di metà ‘900, cresce in Argentina, e per alcuni anni lavora e vive al seguito di un circo, scoprendo non solo l’arte circense ma il rapporto con il pubblico, e un mondo di creatività e espressione artistica molto ricco ma anche molto faticoso.
La mostra, alla sezione delle maschere iniziale ha come sottofondo appunto interessanti letture che citano la difficoltà di “essere allegri sul palco nonostante dentro l’artista non ne abbia voglia” ma l’obbligo “di intrattenere perchè il pubblico ha pagato e fino a che paga, da esso dipende la vita dell’artista”.
![]() |
Aggiungi didascalia |
L’allestimento della mostra si articola in 6 sale, ognuna dedicata ad una maschera. Non è però una mostra “folsloristica” come il titolo forse potrebbe lasciar intendere, ma un percorso nella vita, nei sentimenti e le sensazioni dell’artista, espressi su tele giganti, su allestimenti misti di resina, bronzo e colori ad olio, o piccole miniature su carta antica e pergamena, con realismo e insieme fantasia.
L’osservatore, grazie anche alla meravigliosa cornice del Palazzo Cipolla, alla quiete dei suoi ambienti e alla cortesia del personale, ha la libertà di immergersi nelle opere dell’artista, e instaurare con esso un rapporto di comprensione: vedi l’opera, ti avvicini per leggere il titolo, e osservi nuovamente l’opera e, al contrario di quanto a volte accade con gli artisti contemporanei, capisci che, si, il titolo dell’opera è esattamente quello che avresti scelto anche tu, che capisci a cosa pensava l’artista mentre dipingeva. O ti piace pensare di aver capito.
Sono presenti anche opere molto recenti, del 2012 o 2013, che danno modo di vedere una ulteriore evoluzione dell’artista, che vive ormai da anni in Italia, e il suo interesse, ancora una volta, per gli avvenimenti politici, le dittature sud-americane lontane e il “Porcellum” Italiano.
E a fine percorso della mostra, la frase di chiusura ideale dell’artista “Rimane il segno del mio essere. Ogni stella è il suo testimone”.